Anchorage (Alaska) – Quello che doveva essere un incontro storico tra Donald Trump e Vladimir Putin si è trasformato in un evento carico di tensione diplomatica, proteste mediatiche e simboli destinati a fare il giro del mondo.

Il 15 agosto 2025, nella gelida cornice di Anchorage, il presidente americano Donald Trump ha accolto il leader del Cremlino con una cerimonia dal forte impatto scenografico: tappeto rosso, parata militare, sorvoli aerei di F-22 Raptor e un bombardiere strategico B-2. Un’accoglienza che, agli occhi di molti osservatori internazionali, è sembrata più una celebrazione che un incontro tra leader separati da profonde divergenze politiche e morali.

Il momento della scintilla: “Smetterete di uccidere i civili?”

Durante il tradizionale photocall che precede gli incontri ufficiali, la sala è esplosa in un crescendo di domande urlate dai giornalisti, molte delle quali dirette a Putin. La più incisiva, ripetuta più volte:

“Smetterete di uccidere i civili?”

Il leader russo non ha risposto. Secondo testimoni, ha alzato leggermente le spalle, accennato un sorriso ironico e distolto lo sguardo. Non ci sono conferme ufficiali alla frase “Non sento”, riportata da alcune testate online, ma il gesto è bastato a infiammare ulteriormente l’atmosfera.

Un vertice a porte chiuse… senza risultati concreti

L’incontro, inizialmente previsto come faccia a faccia, si è trasformato all’ultimo minuto in una riunione “tre contro tre”:

  • Per gli USA: Donald Trump, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff.
  • Per la Russia: Vladimir Putin, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e il consigliere Yuri Ushakov.

La discussione, durata oltre due ore e mezza, si è svolta interamente a porte chiuse. Al termine, entrambi i leader hanno definito il confronto “produttivo”, ma non è stato annunciato alcun accordo formale. Trump ha lasciato intendere la possibilità di un prossimo incontro a Mosca, mentre Putin ha parlato di “progressi” senza fornire dettagli concreti.

Reazioni dure dall’Ucraina

Il grande assente del vertice è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, che non è stato invitato. Da Kiev, il leader ucraino ha lanciato un messaggio diretto:

“Mentre loro parlano, i nostri civili continuano a morire. La pace non può essere negoziata senza l’Ucraina al tavolo.”

Le sue parole hanno trovato eco tra le cancellerie europee, molte delle quali hanno espresso perplessità sull’opportunità di una simile accoglienza a Putin in pieno conflitto.

Un’immagine destinata a restare

Le fotografie di Putin che cammina sul tappeto rosso, circondato da ufficiali americani in alta uniforme e dalla silhouette di caccia supersonici nel cielo, hanno fatto il giro del pianeta. Per alcuni, è la prova della volontà di Trump di riaprire un canale diretto con Mosca; per altri, un gesto che rischia di legittimare un leader accusato di crimini di guerra.

Quel giorno in Alaska non ha prodotto trattati o firme storiche, ma ha lasciato una scena destinata a entrare nei libri di storia della diplomazia contemporanea: un leader sotto accusa internazionale che, davanti alle domande sui civili uccisi, sceglie il silenzio e un sorriso.

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