Il portale Phica.net, conosciuto anche come Phica.eu, ha cessato ufficialmente la propria attività. La decisione è arrivata dopo settimane di denunce, indagini e crescente pressione pubblica a causa dei contenuti ospitati sulla piattaforma, spesso caratterizzati da violazioni della privacy e da un linguaggio fortemente misogino.
Attivo dal 2005, Phica.net si presentava inizialmente come uno spazio di discussione e condivisione. Con il passare degli anni, tuttavia, il forum si era trasformato in un luogo in cui venivano pubblicate fotografie di donne senza il loro consenso, corredate da insulti e commenti sessisti. Tra le vittime non solo influencer e giornaliste, ma anche figure istituzionali e politiche di rilievo.
La svolta è arrivata dopo la denuncia pubblica di Anna Madaro, seguita da quella della parlamentare Alessandra Moretti, che ha parlato apertamente di “violenza sessuale digitale”. Da lì, la vicenda ha assunto un’eco nazionale, con prese di posizione da parte di esponenti politici e del mondo dello spettacolo. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed esponenti dell’opposizione come Elly Schlein hanno espresso sdegno per quanto accadeva sul sito.
Sulla vicenda è intervenuta la Polizia Postale, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine. Secondo quanto emerso da alcune inchieste giornalistiche, dietro la gestione del sito vi sarebbe una società con sede in Bulgaria, la Hydra Group Eood, con un giro d’affari stimato di oltre un milione di euro annuo.
I gestori, annunciando la chiusura del forum, hanno dichiarato che la piattaforma era stata “usata in modo scorretto dagli utenti”. Una giustificazione che non ha placato le polemiche. Per molte delle vittime coinvolte, la chiusura rappresenta sì un passo avanti, ma non cancella gli anni di umiliazioni e violenze subite online.
Con la fine di Phica.net si chiude una delle pagine più controverse del web italiano, simbolo dei rischi connessi alla diffusione incontrollata di immagini e al vuoto normativo che ancora circonda il fenomeno della violenza digitale.
